giovedì 4 giugno 2015

tappa 10 - secondo giorno


n viaggio per Santiago De Compostela - 10bis
giovedì 9 settembre 2010
Miño (A Coruña, Galicia)
oggi andata e ritorno a Santiago de Compostela
Sereno, 10 gradi alla partenza, 18 nel pomeriggio

Santiago de Compostela.
La città prende il nome dall'apostolo Giacomo (San-Tiago), al quale si aggiunge “Campus Stellae” cioè Compostela. Dice la leggenda medievale che una notte in quel luogo ci fu una pioggia di stelle, e religiosi imposero quindi il nome dell'evento in latino.

La parte antica, con la cattedrale, è posta su di una collinetta al centro della città. I pellegrini raggiungono “L'officina del pelegrino” per farsi dare la Compostela. Ovvero il foglio che attesta che il pellegrino ha fatto il percorso ed ha raggiunto la città di Santiago.
La cattedrale è imponente, ma non è ben tenuta. Il giallo che si vede è un ammuffimento delle pareti.

Nella chiesa due volte al giorno viene celebrata la messa del pellegrino, una a mezzogiorno e una alle 6 del pomeriggio.
In queste due funzioni, al termine della messa, si impartisce la benedizione, e poi si attiva il “Botafumeiro”. Si tratta di in incensiere alto un metro e appeso al soffitto con una lunga fune, che viene riempito e poi lanciato in modo da percorrere per largo e per lungo la cattedrale, spargendo i fumi di incenso in modo suggestivo sulla testa dei pellegrini. In realtà nei tempi passati serviva a coprire il fetore che comportava la presenza contemporanea di centinaia di pellegrini che da tempo immemore non si lavavano, e che appena arrivati si precipitavano nella cattedrale per la messa che costituiva il top del viaggio. 

Molti proseguivano ancora, dopo Santiago, fino alla punta estrema della terra sulla costa atlantica, là dove finisce la terra, che proprio per questo si chiama Finisterre.
Per i celti iberici che abitavano la spagna prima dell'avvento del cristianesimo, Finisterre era il punto in cui le anime si staccavano per andare verso l'aldilà.

Adesso una considerazione personale.
Da fotografo mi soffermo su un fatto oggettivo: le scarpe.
Il percorso si può fare a piedi, in bicicletta o a cavallo, e scarto quest'ultimo perchè lungo il tracciato non ne ho incontrato nessuno.
Chi ha fatto il percorso a piedi arriva a Santiago con gli scarponi o le scarpe da trekking, impolverate e consunte. Alcuni appena in città si liberano delle scarpe e approfittando della giornata di sole inforcano i sandali, liberando i piedi.
Quelli che hanno affrontato il percorso in bicicletta hanno le scarpe dalla suola rigida, diversamente non potevano fare il percorso sulle montagne.
Mi è quindi bastato fermarmi sui gradini della chiesa e guardare i passanti per riconoscere chi era veramente pellegrino, chi barava, e chi era semplicemente un turista.


 Qui vediamo tre pellegrini, lei che si è liberata degli scarponi, quello con il cappello che ha le scarpe tecniche e il ragazzo dietro con gli scarponcini.

 
Quasi tutti arrivati all'obbiettivo telefonano per segnalare che ce l'hanno fatta!






Uno dei riti che si ripetono è la foto di gruppo. In questo caso si tratta di un gruppo di pellegrini spagnoli che si fanno fotografare distesi a terra, come distrutti dalla fatica, e con gli scarponi ben in vista.
Un questuante con barboncino, vestito da pellegrino.

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Di norma i pellegrini ritornano a casa in treno o in aereo, e per agevolare i ciclisti esistono degli uffici spedizioni attrezzati apposta per imballare e spedire le biciclette.

Per me inizia la seconda parte del viaggio, quella prettamente turistica. Infatti non farò il percorso dell'andata, ma scenderò nel sud della Spagna.



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